A Torino un corridoio sperimentale per trattare i tessili dismessi come beni e non come rifiuti

A Torino, le vecchie divise della Polizia Locale avranno una nuova vita grazie alla collaborazione con artigiani e artigiane locali che hanno accolto questo materiale per lavorarlo, trasformarlo e immetterlo nuovamente sul mercato grazie all’attivazione di un ‘corridoio sperimentale’ per trattare i tessili dismessi come beni e non come rifiuti.

L’iniziativa ha permesso già di recuperare più di mille capi. Per 817 è stato possibile procedere alla distribuzione tra 12 upcycler, artigiani e artigiane locali interessati a ricevere e trasformarli. Una volta rimossi tutti gli elementi identificativi, questi indumenti sono stati indirizzati a processi di upcycling per farli rivivere creando qualcosa di nuovo che possa essere riusato e riutilizzato.

A consentire la valorizzazione dei capi di abbigliamento dismessi dalla Polizia Locale un Protocollo che ha permesso di derogare in via sperimentale e temporanea alla normativa vigente in materia.

«Le sperimentazioni avviate attraverso RiVestiTo all’interno del progetto Climaborough hanno l’obiettivo comune di ridurre gli sprechi e limitare l’uso di materie prime ed energia. Al tempo stesso creano una cultura del riuso, sensibilizzando le persone sull’importanza della sostenibilità e sul valore delle risorse, offrendo anche opportunità di lavoro» commenta l’assessora alla Transizione Ecologica Chiara Foglietta.

«Il tema dell’abbandono dei rifiuti è fortemente sentito dal Corpo di Polizia Locale che attraverso un proprio nucleo operativo dedicato di nuova istituzione, il Reparto Tutela Ambientale, si occuperà dei controlli, prevenzione e repressione – sottolinea l’assessore alla Legalità e Sicurezza Marco Porcedda –. Anche per questo motivo siamo felici di aver contribuito alle sperimentazioni del progetto donando le uniformi della Polizia Locale dismesse alle quali la creatività e le abili mani degli artigiani coinvolti sapranno regalare una nuova vita».

Ora l’iniziativa si amplia con l’obiettivo di coinvolgere direttamente cittadini e cittadine torinesi che fino a settembre 2025 potranno donare i propri tessili inutilizzati ad artigiani e sartorieAnche aziende tessili e negozi di tessuti, possono aderire all’iniziativa destinando ad artigiani e artigiane locali ciò che per loro rappresenta uno scarto che non riescono internamente a valorizzare.

La sperimentazione nasce all’interno di RiVestiTo, il progetto ideato da Atelier Riforma, Mercato Circolare e Huulke, svolto in collaborazione con il Comune di Torino. Finanziato dal progetto Horizon Europe Climaborough che coinvolge dodici città europee nella sperimentazione di soluzioni innovative di pianificazione urbana per la transizione ecologica e digitale verso la neutralità climatica e altre due Città osservatrici.

«È stato un lavoro delicato e importante di studio della normativa vigente e confronto continuo con le autorità locali competenti – afferma Nadia Lambiase, Ceo di Mercato Circolare, partner del progetto RiVestiTO – Siamo molto soddisfatte dell’accordo trovato, e siamo fiduciose che questa sperimentazione possa aprire la strada a nuove sperimentazioni in grado di ridisegnare il concetto di rifiuto».

In Italia la legge non permette di donare i propri vestiti o prodotti tessili che non si usano più ad artigiani e artigiane per essere trasformati attraverso un processo di upcycling.  Lo stesso vale per i tessili invenduti o fallati dei negozi, o per l’abbigliamento professionale delle aziende, che possono essere ceduti ad artigiani e artigiane solo se vengono acquistati. E in tal caso non possono essere neanche lavorati successivamente.

Per legge, infatti, “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi” è un rifiuto, come stabilisce l’articolo 3 della Direttiva Quadro dei Rifiuti 2008/98/CE. Di conseguenza il semplice fatto che un privato o un’azienda intendano disfarsi di qualcosa, lo rendono automaticamente un “rifiuto” che, come tale, deve essere trattato: esclusivamente da chi è autorizzato a trattare i rifiuti. Non artigiani e sartorie, per cui l’unico modo legale per entrare in possesso di materiale tessile dismesso, resta l’acquisto. Purtroppo, un’interpretazione così rigida del concetto di rifiuto impedisce di rimettere in circolo materiali tessili che attraverso processi di upcycling potrebbero trovare nuova vita.

Come funziona il ‘corridoio sperimentale’?

Cittadini, cittadine, aziende ed attività commerciali potranno donare i propri abiti o tessili per la casa (lenzuola, federe, tovaglie, tende…) inutilizzati ad un elenco selezionato di artigiani, sartorie e designer locali, che avranno così la possibilità di rielaborarli, trasformarli e rimetterli in circolo localmente.

L’elenco degli artigiani e delle artigiane aderenti all’iniziativa, disponibile online sul sito di Mercato Circolare all’indirizzo https://www.mercatocircolare.it/vuoi-donare-i-tuoi-tessili-inutilizzati/ e sempre aggiornato, indica anche quali materiali sono interessati a ricevere e i riferimenti a cui contattarli.

Per non caricare sui professionisti aderenti l’onere di gestione di materiale non idoneo alla propria attività creativa, essi potranno scartare tutto o in parte il materiale ritenuto non idoneo (sia in fase interlocutoria sia una volta visionato): in questo caso sarà cura del cittadino/a smaltire correttamente il materiale scartato.

In caso di utilizzo di scarti di lavorazione, è importante stipulare un accordo scritto con l’azienda che fornisce gli scarti.

Per aderire all’iniziativa ed essere inseriti nell’elenco delle realtà a cui è possibile donare è necessario scrivere a info@atelier-riforma.it con le seguenti informazioni:

  • Nome della realtà/professionista
  • Sede/luogo in cui si potrà consegnare il materiale tessile
  • Contatto e-mail e/o whatsapp business e/o pagina sui social network
  • Tipologia del materiale tessile che si desidera ricevere (se indifferente, basta specificarlo)

Tramite un formulario digitale gestito dal team del progetto RiVestiTo verrà tenuta traccia dei quantitativi e della natura dei materiali tessili ricevuti.

«In questo modo – afferma Elena Ferrero, Ceo di Atelier Riforma, partner del progetto RiVestiTO – vogliamo documentare i risultati del progetto, in termini di attori coinvolti, materiale tessile intercettato e valorizzato e materiale tessile nuovo risparmiato. Se i risultati saranno positivi e significativi, la città di Torino potrebbe diventare un caso studio di best practice, su cui far leva per spingere a un miglioramento del quadro normativo, a favore delle pratiche circolari».

Il progetto RiVestiTo

Gli obiettivi del progetto RiVestiTo sono rendere più efficiente la raccolta dei prodotti tessili dismessi, incentivare un circolo virtuoso locale di economia circolare e promuovere il riutilizzo dei beni prima che diventino rifiuti.

RiVestiTo si avvale di due tecnologie. Re4Circular uno strumento – supportato dall’intelligenza artificiale – che facilita l’indirizzamento di ciascun materiale tessile verso la modalità di valorizzazione più adatta. E l’app Mercato Circolare che mette in rete le realtà che danno una seconda vita ai materiali tessili, mappati dal progetto, con la cittadinanza e le istituzioni.

RiVestiTo è un progetto di Atelier Riforma e Mercato Circolare e Huulke realizzato in collaborazione con la Città di Torino e finanziato dal progetto Horizon Europe Climaborough. Climaborough è un progetto, co-finanziato dall’Unione europea e Cinea, che ha l’ambizione di colmare il divario tra la progettazione e l’attuazione delle innovazioni urbane, in particolare di fronte al cambiamento climatico e alle conseguenti esigenze di adattamento e mitigazione. Mira a fornire strumenti alle città per migliorare la loro capacità di identificare, acquisire e implementare servizi a impatto zero sul clima, conformi con le loro strategie di pianificazione urbana.

 

VISIONEFUTURA

Kermasofia: ”L’emancipazione economica è decisiva per una reale parità”

Prosegue la rubrica realizzata con Futura, il magazine del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca”, che racconta l’ecosistema di Torino Social Impact con lo sguardo attento di giovani giornaliste e giornalisti.

In questo nuovo articolo, Mattia Giopp racconta il lavoro di Kermasofia: un ente no profit che promuove l’educazione finanziaria, soprattutto tra le donne, per contrastare la violenza economica e favorire l’autonomia.

Leggi l’articolo di Mattia Giopp su Futura News

Chioschi torinesi in disuso: al via la manifestazione d’interesse del Comune

Il Comune di Torino ha pubblicato una manifestazione d’interesse per 31 chioschi attualmente in fase di revoca o decadenza, con l’obiettivo di restituire nuova vita a questi spazi urbani, trasformandoli in luoghi di socialità, cultura e impresa diffusa nei quartieri.

I chioschi saranno acquisiti al patrimonio comunale e messi a disposizione attraverso un processo partecipato: cittadine, cittadini, associazioni e realtà imprenditoriali potranno presentare proposte per attività economiche o sociali coerenti con le esigenze e le vocazioni del territorio.

C’è tempo fino al 30 settembre per inviare la propria idea. Successivamente, il Comune bandirà le gare per l’assegnazione in concessione delle aree, prevedendo un diritto di superficie temporaneo e l’impegno alla cura, alla manutenzione e al funzionamento del chiosco.

I debiti pregressi resteranno a carico dei precedenti gestori. I chioschi che non potranno essere recuperati saranno invece demoliti secondo un piano sostenibile.

Un’opportunità concreta per contribuire alla rinascita degli spazi cittadini e prenderci cura insieme della città.

Scopri il bando qui

Aperta la nuova Call for Partnerships di Fondazione Compagnia di San Paolo

La Fondazione Compagnia di San Paolo ha lanciato una nuova Call for Partnerships per individuare fino a 11 enti o partenariati con cui co-progettare azioni capaci di promuovere una partecipazione più ampia e inclusiva in cinque ambiti specifici: partecipazione culturale, cittadinanza scientifica, informazione e cittadinanza, progettazione partecipata, partecipazione attiva e spazio pubblico.

L’iniziativa si inserisce nel quadro del Documento Programmatico Pluriennale 2025-2028 e si rivolge a una pluralità di soggetti su scala nazionale: enti del terzo settore, istituzioni, reti di partenariato e anche realtà del mondo profit.

L’obiettivo è raggiungere in modo più capillare comunità e territori che finora hanno avuto minori opportunità di accesso alla vita culturale e democratica, rafforzando le competenze e valorizzando le risorse attraverso la collaborazione e la fiducia tra attori diversi.

Leggi l’intera call

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Vuoti a rendere: quanto vale un immobile pubblico riattivato

Predisporre un modello di misurazione di impatto per valorizzare il patrimonio immobiliare e riqualificare la città.

È questo l’obiettivo di un’intuizione innovativa che, una volta strutturata, potrebbe svoltare la destinazione d’uso di innumerevoli gusci vuoti.

Acquisire uno spazio pubblico per progetti dal valore sociale genera un ritorno economico collettivo. Si può calcolare? A Torino, grazie a una sperimentazione messa in campo da Comune di Torino, Camera di commercio di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo e Cevis – Centro valutazione impatto, la risposta è sì. Un innovativo meccanismo di valutazione unico in Italia, nato nell’orbita di Torino Social Impact.

La sesta tappa del Viaggio nell’impatto sociale con Vita ci porta a scoprire un progetto innovativo, unico in Italia.

Leggi l’articolo di Daria Capitani su Vita

Imprenditoria femminile, con Impact 2026 e She’s Next ai Giochi invernali

She’s Next è un’iniziativa promossa da Visa Europe Limited e RCS Mediagroup S.p.A. per premiare e valorizzare l’imprenditoria femminile in Italia. L’obiettivo è selezionare 5 imprenditrici meritevoli che si sono distinte per innovazione e contributo all’economia italiana, in particolare nel periodo post-Covid.

Fondazione Giacomo Brodolini partecipa al programma in qualità di partner di Impact 2026, l’iniziativa di social procurement promossa da Fondazione Milano Cortina 2026 per rendere i Giochi più inclusivi e sostenibili, per questo motivo sono previsti per questa edizione di She’s Next due premi speciali con focus su Sport o Inclusione .

Perché partecipare?
She’s Next offre alle imprenditrici l’opportunità di:

  • Ricevere un riconoscimento economico sotto forma di beni e servizi fino a 10.000 euro per sviluppare un progetto strategico per la propria impresa.
  • Dare visibilità alla propria attività su importanti canali come Corriere della Sera, iO Donna e i principali social network.
  • Entrare in contatto con una rete di imprenditrici di eccellenza, esperti e stakeholder durante il Festival Il Tempo delle Donne (Milano, 12-14 settembre 2025).

Quanti saranno premiati?
Al termine della selezione, saranno premiate 5 imprenditrici:

  • 2 vincitrici per qualsiasi settore
  • 2 vincitrici per il settore sportivo
  • 1 vincitrice per il settore sociale

Chi può partecipare?
Possono candidarsi imprenditrici residenti in Italia, titolari di partita IVA o società con massimo 10 dipendenti, fino a 2 milioni di fatturato e una presenza digitale attiva (sito, e-commerce o profili social). È necessario disporre di un sistema di pagamento elettronico.

Come partecipare?

Per presentare la candidatura è sufficiente:

  1. Registrarsi su www.shesnext.it entro il 27 luglio 2025
  2. Compilare il modulo di adesione online
  3. Inviare:
  • Un breve video di presentazione (max 3 minuti)
  • Il curriculum o una biografia (max 2 pagine)
  • Una descrizione del progetto imprenditoriale da sviluppare (max 20 pagine/slide)
  • Una visura camerale aggiornata

Per qualsiasi informazione, vi invitiamo a consultare il regolamento completo sul sito https://shesnext.corriere.it/ oppure a contattarci a impact2026@fondazionebrodolini.eu

Non perdete questa occasione per dare nuova energia alla vostra impresa e far conoscere la vostra storia!

 

Campagna di crowdfunding per l’Ada Lovelace Day: un’occasione per generare impatto reale

È ufficialmente online la campagna di crowdfunding lanciata dal Museo Piemontese dell’Informatica (MuPIn) con il supporto della Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, per sostenere e ampliare la portata dell’Ada Lovelace Day, l’iniziativa che da oltre un decennio promuove il ruolo delle donne nella scienza e nella tecnologia.

Lanciata sulla piattaforma Eppela, la campagna rappresenta un passaggio fondamentale nella storia dell’iniziativa: per la prima volta, si apre alla partecipazione diretta del pubblico, offrendo a chiunque la possibilità di contribuire in modo concreto a un progetto culturale ed educativo che mira a trasformare la narrazione delle STEM in chiave equa, inclusiva e accessibile.

Una campagna che raddoppia il valore del tuo gesto

La campagna di crowdfunding ha un valore strategico: se riusciremo a raggiungere l’obiettivo di 5.000 euro raccolti dal pubblico, la Fondazione Sviluppo e Crescita CRT contribuirà con altri 5.000 euro, permettendoci di amplificare in modo significativo l’impatto dell’iniziativa. Il sostegno della fondazione si attiva solo al raggiungimento della soglia minima, e rappresenta un volano essenziale per portare il progetto in più scuole, quartieri e contesti culturali oggi poco coinvolti. Ogni donazione ci avvicina non solo al traguardo, ma alla possibilità concreta di espandere l’accessibilità della conoscenza scientifica e tecnologica, offrendo opportunità reali a chi ne ha più bisogno.

Perché questa campagna è importante

L’Ada Lovelace Day, attivo in Italia dal 2012 grazie all’impegno del MuPIn, è molto più di una celebrazione: è uno strumento per ispirare, coinvolgere e trasformare. Con la campagna di crowdfunding vogliamo rafforzare questo ruolo, rendendo l’iniziativa ancora più capillare e accessibile. I fondi raccolti ci permetteranno di:

  • Offrire laboratori gratuiti di coding, logica e robotica nelle scuole a bassa accessibilità
  • Avviare programmi di mentorship per accompagnare le ragazze nei loro primi passi nel mondo STEM
  • Produrre podcast, video e materiali divulgativi, accessibili a livello nazionale
  • Organizzare mostre itineranti per valorizzare le figure femminili nella scienza e nella tecnologia

Un’occasione per agire insieme

Sostenere questa campagna significa scegliere di investire in un futuro più equo, dove bambine e ragazze possano riconoscersi nei linguaggi della scienza, della tecnologia e dell’innovazione. Significa anche contribuire alla costruzione di ambienti educativi più inclusivi, e portare nuove opportunità in territori spesso trascurati.

La partecipazione alla campagna è accompagnata da riconoscimenti simbolici e materiali, tra cui l’accesso gratuito al museo, contenuti digitali esclusivi, la t-shirt ufficiale, il certificato di partecipazione e il riconoscimento come mecenati del sapere.

Dona ora. Trasforma il tuo contributo in opportunità concreta

La campagna è attiva fino all’8 agosto 2025. Puoi partecipare qui!

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Building Happiness, il libro della Fondazione per l’architettura di Torino

“Building Happiness. Esplorazioni sulla felicità degli spazi” è il libro della Fondazione per l’architettura di Torino, edito da Franco Angeli, presentato in anteprima nazionale martedì 8 luglio al Circolo Esperia di Torino. In uscita nelle librerie e online da settembre, il volume prende le mosse da una domanda tanto semplice quanto rivoluzionaria: “Dove sta di casa la felicità?”.
Frutto di un percorso di ricerca lungo un anno, il volume raccoglie visioni, esperienze e contributi eterogenei – da architetti e urbanisti a filosofi, sociologi, economisti, attivisti, scrittori e cittadini – per indagare il rapporto tra spazio e benessere. Attraverso progetti, citazioni, immagini, disegni, fotografie e dialoghi narrativi, il libro propone un approccio trasversale, capace di parlare a pubblici diversi e restituire strumenti e riflessioni utili alla pratica progettuale, ma anche al vivere quotidiano.
Crediamo che la felicità sia un indicatore essenziale per misurare la salute delle persone e l’attrattività dei territori”, dichiara Gabriella Gedda, Presidente della Fondazione. “Building Happiness è un invito a considerare la felicità come leva concreta per rigenerare l’ambiente urbano e costruire città più inclusive, accoglienti e capaci di rispondere ai bisogni profondi di chi le abita.
Un libro multidisciplinare e corale perché “La felicità – come sottolinea Eleonora Gerbotto, Direttrice della Fondazione – ha molte facce, proprio come un diamante. E da questa molteplicità emerge una verità condivisa: tutti desideriamo uno spazio in cui poter fiorire. Con Building Happiness abbiamo scelto di non semplificare, accogliendo voci diverse e immaginari complessi. Perché progettare per la felicità significa abitare la complessità e riconoscere la pluralità come risorsa”.
Integrando prospettive architettoniche, neuroscientifiche, filosofiche, economiche e sociali, il volume mette in luce l’impatto diretto dello spazio costruito sull’esperienza emotiva. Non si tratta semplicemente di creare spazi gradevoli o funzionali, ma di progettare ambienti capaci di rispondere ai bisogni emotivi fondamentali delle persone, favorendone la fioritura psicologica e sociale. Building Happiness è, in questo senso, uninvito a ripensare la progettazione a partire dalle emozioni che lo spazio è ingrado di generare.

Otto figure relazionali per abitare lo spazio

Al centro del volume si trovano otto “figure relazionali”: metafore spaziali che aiutano a comprendere come si articola il rapporto tra l’essere umano e lo spazio. Non sono formule rigide, ma chiavi interpretative che emergono da discipline, vissuti ed esperienze. Rifugio, scala, tetto, parete, soglia, strada, piazza e giardino non indicano luoghi o forme architettoniche tout court, ma modi differenti — e complementari — di abitare il mondo. Nessuna figura esaurisce la complessità dello spazio e ogni spazio può accoglierne più d’una.
Per indagare in chiave quantitativa il legame tra spazio e benessere, la Fondazione ha promosso anche un questionario, coinvolgendo 747 persone. L’obiettivo era raccogliere percezioni e narrazioni legate ai luoghi della vita quotidiana. Dall’indagine è emerso un dato chiaro: per l’85,5% dei partecipanti, le caratteristiche dello spazio influenzano direttamente il proprio stato d’animo.

Dati che parlano di benessere

Abbiamo chiesto di rispondere alla domanda “Dove sta di casa latua felicità”; i dati qualitativi e quantitativi raccolti si intrecciano con le otto figure relazionali, restituendo una mappa aperta e plurale degli spazi che ci fanno stare bene.
La famiglia e le relazioni sociali rappresentano il “luogo felice” per circa il 25% dei rispondenti tra i 26 e i 65 anni. A incarnare questa dimensione è la figura della piazza, simbolo di relazione e partecipazione collettiva. Segue la natura, indicata dal 21,42% del campione come spazio di benessere. Questo ambiente è trasversalmente riconosciuto da tutte le fasce generazionali e si associa spesso alla figura del tetto —che richiama protezione e senso di controllo attraverso una visione ampia sul mondo — o alla scala, metafora di introspezione e ricerca interiore. La casa continua a occupare un ruolo centrale nella costruzione della felicità, soprattutto per il suo valore affettivo e protettivo. È citata dall’11,78% dei rispondenti ed è riconducibile alla figura del rifugio che rappresenta un bisogno profondo di raccoglimento e sicurezza. I più giovani (< 18 anni) tendono a privilegiare la dimensione della strada, evocata da quasi il 30% di loro. Questa figura esprime l’identità in formazione, la scoperta di sé, il movimento e la sperimentazione delle proprie passioni. Altri rispondenti fanno riferimento alla figura della soglia, spazio del cambiamento e dell’apertura all’inaspettato, o a quella del giardino, luogo della creatività e del desiderio che si traduce in progetto: metafore che restituiscono l’idea di una felicità dinamica, orientata al futuro. Una quota residuale del campione non ha indicato un luogo preciso, confermando la natura fluida e soggettiva della felicità, che resiste a ogni tentativo di classificazione univoca.

Verso una nuova progettazione

Il libro si apre a una pluralità di esperienze e contesti: dai Tulou cinesi reinterpretati da Xu Tiantian alle Terme di Vals di Peter Zumthor; dal Fuji Kindergarten di Tezuka Architects alle Superilles di Barcellona. Casi emblematici di architetture che mettono al centro il benessere, la relazione ela qualità dell’abitare. Non una rassegna sistematica, ma una costellazione di riferimenti capaci di attivare nuove domande sul progetto contemporaneo.
Felicità era la parola mancante, quella che avrebbe potuto estendere i confini del progetto allo stato d’animo delle persone”, scrive Fabrizio Polledro, Vicepresidente della Fondazione, nel suo contributo al volume.
Building Happiness invita dunque i progettisti ad aggiungere un nuovo layer alla pratica progettuale: quello dell’attenzione alle emozioni che lo spazio suscita.

Un diritto collettivo alla felicità

Building Happiness assume la felicità non come una dimensione privata o astratta, ma come un diritto collettivo. Un principio che attraversa le costituzioni, la filosofia e le politiche pubbliche, e che oggi può essere letto anche come leva per orientare la trasformazione degli spazi.
Il volume sollecita un cambiamento di paradigma: promuovere un’architettura capace non solo di rispondere a bisogni funzionali, ma di generare emozioni positive, relazioni significative e senso di appartenenza.
Come ricorda Eleonora Gerbotto, Direttrice della Fondazione: “La felicità non è un traguardo da raggiungere, ma un orizzonte da abitare”.
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Bench-Mark | Ep. 92 – Sand S.r.l

In questa nuova puntata di Bench-Mark, Davide Sanmartino – founder di Sand S.r.l. – racconta come ogni intervento di allestimento delle aree verdi possa diventare un modo per esaltarne l’identità e la storia, arricchendo i luoghi e chi li attraversa.

Intervista di Francesco Antonioli.

Riguarda qui gli altri episodi di Bench-Mark.

VISIONEFUTURA

Fonderie Ozanam: “È necessario accorciare le distanze tra teoria e pratica”

Prosegue la rubrica realizzata con Futura, il magazine del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca”, che racconta l’ecosistema di Torino Social Impact con lo sguardo attento di giovani giornaliste e giornalisti.

In questo articolo, Virginia Platini ci porta alle Fonderie Ozanam e al bistrot Qui da noi, dove l’inclusione passa dal lavoro: corsi di cucina, pizzeria e pasticceria per ragazze e ragazzi svantaggiati, disabili e minori stranieri non accompagnati.

Un progetto che guarda al futuro, con i piedi ben piantati nella comunità.

Leggi l’articolo di Virginia Platini su Futura News

Call for Interest per la creazione di un roster di europrogettist* dell’HUB progetti europei

È aperta la Call for Interest per l’inserimento in un roster di europrogettist* a supporto dell’HUB progetti europei per l’economia sociale, promosso da Torino Social Impact, realizzato in co-progettazione con Weco Impresa Sociale e sostenuto da Camera di commercio di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo

La Call è rivolta a professionist* ed enti esperti in europrogettazione ed è finalizzata alla costruzione di un elenco di riferimento per tutte le attività promosse dall’HUB, mettendo le competenze locali al servizio delle organizzazioni dell’economia sociale interessate ad accedere a finanziamenti europei.

La scadenza per l’invio delle candidature è fissata al 31 agosto 2025.

CANDIDATI ORA

Perché un roster di europrogettist*

L’attivazione del roster nasce dalla volontà di:

  1. raccogliere esperienze qualificate e valorizzare le competenze territoriali in europrogettazione;
  2. costruire una rete di europrogettist* a supporto delle organizzazioni dell’ecosistema;
  3. favorire lo scambio di competenze tra soggetti con livelli diversi di esperienza;
  4. raccogliere buone pratiche e testimonianze da integrare nei percorsi formativi dell’HUB.

Il ruolo e le attività previste per i/le progettistə inseriti nel roster

L* europrogettist* inseriti nel roster potranno essere coinvolti in diverse attività:

  1. supporto e accompagnamento nella scrittura di candidature europee, dall’analisi del bando alla costruzione del partenariato;
  2. condivisione di esperienze e buone pratiche in workshop e percorsi formativi;
  3. facilitazione delle attività di peer learning tra enti dell’ecosistema;
  4. supporto alla costruzione di partenariati europei, attraverso attività di scouting e networking;
  5. contributo strategico all’evoluzione dell’HUB attraverso feedback e suggerimenti su strumenti e metodologie.

Chi può candidarsi

Il roster sarà composto da due tipologie di soggetti:

  1. Singol* europrogettist* con esperienza in europrogettazione;
  2. Enti dell’ecosistema TSI che possano offrire servizi tramite espertə internə.

Per l’attività di supporto alle candidature, le organizzazioni dell’ecosistema TSI potranno selezionare in autonomia, tra i profili pubblicati, i soggetti più adatti alle proprie esigenze. Prima dell’attivazione di ciascuna collaborazione, l’HUB organizzerà un incontro preliminare per favorire un corretto allineamento tra bisogni dell’organizzazione e competenze dell* progettista.

I percorsi saranno attivati tramite accordi diretti tra l* progettist*/gli enti e le organizzazioni beneficiarie, che definiranno modalità di lavoro, tempistiche e strumenti operativi. Il compenso previsto per le attività di supporto è di 400€ lordi/giornata (8 ore), con un impegno compreso tra le 15 e le 25 ore per progetto.

Criteri di selezione

Per candidarsi, è necessario compilare un formulario online fornendo:

  1. informazioni sul profilo e sull’esperienza in europrogettazione;
  2. numero e tipologia di progetti scritti, vinti e/o coordinati;
  3. esperienza su programmi europei (es. Erasmus+, Horizon Europe, Interreg, CERV…);
  4. attività formative o divulgative realizzate;
  5. motivazione alla partecipazione.

Sarà inoltre richiesto un breve testo descrittivo del proprio profilo che, in caso di selezione, sarà pubblicato nell’elenco ufficiale sul sito di Torino Social Impact per facilitare il matching con le organizzazioni interessate.

L’inserimento nel roster non implica un impegno automatico, ma rappresenta una possibilità concreta di attivazione su base progettuale, in base alle esigenze dell’HUB e delle organizzazioni coinvolte.

Modalità di partecipazione

Per candidarsi:

  1. compilare il form
  2. allegare il CV aggiornato e la dichiarazione di presa visione dell’informativa privacy (GDPR)

Le candidature devono essere inviate entro il 31 agosto 2025.

A inizio settembre si svolgerà un colloquio di gruppo con le persone pre-selezionate. Gli esiti saranno comunicati entro la fine di settembre e i profili selezionati pubblicati online sul sito di Torino Social Impact.

Il roster avrà durata biennale, con possibilità di aggiornamento o proroga.

CANDIDATI ORA